Se si è alla ricerca di una cura per l’ipersonnia, questo libro fa al caso. Basta iniziare ad addentrarsi nel primo capitolo, per capire che per stile, ritmo narrativo serrato e colpi di genio dell’autore, questo romanzo ha una capacità di tenere svegli decisamente superiore alla caffeina assunta in dosi massicce.
Quello che mi ha sorpreso di questo horror, è l’eleganza che lo tiene lontano dallo splatter, pur non rinunciando a tutta la crudezza e alla scabrosità di vicende che mostrano a cosa può arrivare la crudeltà umana, quella peggiore, quella a scopo ludico.
In un contesto che potrebbe essere idilliaco – le colline toscane sotto un bel cielo limpido – si scatena una ferocia che non dà scampo e che obbliga il protagonista a rinunciare velocemente al suo modo abituale di essere, i suoi valori, la sua fede, la sua coscienza, per sopravvivere. Difficile non identificarsi nel personaggio, una persona comune piombata suo malgrado in una realtà assurda e atroce, ma descritta abilmente, come un susseguirsi di situazioni tutto sommato possibili. Impossibile quindi non domandarsi passo dopo passo “Cosa farei io al suo posto?” E ci si sente il cuore in gola, come se ci si trovasse davvero, al suo posto.
Il finale, inimmaginabile, lascia forte il desiderio che la storia vada avanti, ancora e ancora, quasi sperando che la sete di vendetta non si esaurisca mai. Bravo Filippo Semplici, davvero bravo. Attendo impaziente il sequel: è impensabile che non ci sia!
