Le cose che si respirano
In una famiglia ci sono le cose che si dicono, le cose a cui si assiste, e poi ci sono le cose che si respirano.
In una famiglia ci sono le cose che si dicono, le cose a cui si assiste, e poi ci sono le cose che si respirano.
Mi lascio cadere sulla seggiola di formica. Il mondo intorno si è svuotato in un attimo. Le voci gagliarde delle infermiere piombano in un sottofondo di improvviso silenzio.
La svolta avvenne in modo naturale, come girare lo sguardo da destra a sinistra: uno scivolamento fluido e senza ostacoli.
Lei si chiama Gloria Capaci e fa la poliziotta, ma non si sente affatto all’altezza del suo nome, anzi, si ritiene inadeguata… e sembrano pensarla così anche il suo capo e i suoi colleghi. Ma si dovranno ricredere…
La coscienza era nuda, infreddolita, stanca e persa nel tempo. Uno stato alterato, che non mi era mai accaduto prima.
Così, all’improvviso.
Quando udì la porta chiudersi, aprì gli occhi. Udì un rumore leggero, dietro i fumi che salivano dalla vasca da bagno in cui si stava rilassando e dalla sigaretta che gli stava morendo in bocca. Ricky Barone scrutò pigramente oltre, per mettere a fuoco la figura che si avvicinava.
Lei, il paese lo odia. Per una sensazione che le ha sempre dato, il paese, come di un pericolo incombente che aleggia negli spazi interpersonali e negli cipigli.
Rimasi perplessa, quando il giardiniere, che avevo assunto per risistemare il giardino abbandonato da una decina d’anni, mi mostrò quello che aveva trovato dissodando il terreno.
Mi ricordai di quella vecchia storia quando in tv sentii parlare per la prima volta dell’omicidio di Kitty Genovese. Un caso, quest’ultimo, entrato negli annali della criminologia come esempio di impassibilità dei testimoni di fronte ad un crimine violento.