Le cose che si respirano
In una famiglia ci sono le cose che si dicono, le cose a cui si assiste, e poi ci sono le cose che si respirano.
Benvenuti nel mio blog. Se amate le letture di genere giallo, thriller e noir, siete nel posto giusto. Perché è esattamente quello che io amo scrivere.
Sono Elena Grilli. Scrivo storie di misteri e di delitti. Scrivo quello che mi piace leggere da sempre. Ho pubblicato il mio primo libro, “Come il mare ad occhi chiusi”, nel 2016.
Chi mi ha conosciuto da adolescente e prendeva lo stesso treno che prendevo io per andare a scuola, mi vedeva con un giallo Mondadori di Agatha Christie in mano, per tutto il tempo del viaggio. L’intreccio che stimola l’intelligenza e sfida l’acume mi ha sempre attratto in modo irresistibile. I miei gialli hanno quell’impronta.
Una cosa che non ho mai sopportato è la sproporzione di visibilità e di eroismo tra personaggi maschili e femminili nei romanzi gialli e thriller. Per questo la mia scelta è di dare risalto all’ingegno, il coraggio, la bravura delle donne. Le mie eroine sono tutte diverse e non ce n’è una che primeggia sulle altre. Un personaggio che è poco più di una comparsa in un romanzo, può diventare l’eroina del successivo. Sta a significare che tutte le donne possono avere forza, sfrontatezza, furbizia, capacità di cavarsela, se sono poste in una situazione pericolosa, paradossale o misteriosa.
In una famiglia ci sono le cose che si dicono, le cose a cui si assiste, e poi ci sono le cose che si respirano.
Mi lascio cadere sulla seggiola di formica. Il mondo intorno si è svuotato in un attimo. Le voci gagliarde delle infermiere piombano in un sottofondo di improvviso silenzio.
La svolta avvenne in modo naturale, come girare lo sguardo da destra a sinistra: uno scivolamento fluido e senza ostacoli.
Lei si chiama Gloria Capaci e fa la poliziotta, ma non si sente affatto all’altezza del suo nome, anzi, si ritiene inadeguata… e sembrano pensarla così anche il suo capo e i suoi colleghi. Ma si dovranno ricredere…
La coscienza era nuda, infreddolita, stanca e persa nel tempo. Uno stato alterato, che non mi era mai accaduto prima.
Così, all’improvviso.
Questo romanzo si associa alla parola “incubo” in modo così stretto, da non essere per me per nulla chiaro, se sono io ad averlo divorato, o se è lui ad aver divorato me.
Un giallo in piena regola, un intreccio ben studiato, una lettura piacevole e rilassante.
Piccolo e denso di emozioni, così è il libro e così è stato il tempo che gli ho dedicato: piccolo e denso di emozioni, e la voglia di andare avanti nella lettura anche quando bruciano gli occhi.
Sono stata nominata. Ma non come in un reality show dove rischi di essere cacciata. Al contrario, qualcuno apprezza il mio blog e l’ha citato tra i suoi preferiti all’interno del Liebster Award. Ricevo la nomina e decido di proseguire il gioco, rispondendo alle domande e nominando a mia volta.
Se si è alla ricerca di una cura per l’ipersonnia, questo libro fa al caso. Basta iniziare ad addentrarsi nel primo capitolo, per capire che per stile, ritmo narrativo serrato e colpi di genio dell’autore, questo romanzo ha una capacità di tenere svegli decisamente superiore alla caffeina assunta in dosi massicce.
Ho scritto il racconto “L’autrice e la creatura” durante una traversata in traghetto, in un lungo viaggio che mi avrebbe portato a Caponord.
Se ci si avvicina alla lettura del romanzo di Pavesio pensando che sia un thriller e attendendosi gli elementi caratteristici di questo genere, si viene delusi. Meno male, bisogna dire.
C’era una volta in Sardegna è una raccolta di racconti, uniti in modo originale da un filo conduttore che dà loro una logica e un senso globale. Può darsi che etichettarlo come semplice “horror” sia molto riduttivo, perché è molto di più, quello che vi si trova dentro.
Il 20 maggio 2017 si è svolta la premiazione del concorso letterario nazionale Premio Giallo Indipendente, presso la Libreria Belgravia di Torino, nell’ambito degli eventi del Salone Off – Salone Internazionale del Libro.
Il giallo di Manuela Leonessa mi ha stupito per la capacità dell’autrice di coinvolgere in una storia tutto sommato priva di grandi colpi di scena, segno di una scrittura di qualità che non ha bisogno di stupire, per tenere incollati alla pagina.
Quando udì la porta chiudersi, aprì gli occhi. Udì un rumore leggero, dietro i fumi che salivano dalla vasca da bagno in cui si stava rilassando e dalla sigaretta che gli stava morendo in bocca. Ricky Barone scrutò pigramente oltre, per mettere a fuoco la figura che si avvicinava.
Rimasi perplessa, quando il giardiniere, che avevo assunto per risistemare il giardino abbandonato da una decina d’anni, mi mostrò quello che aveva trovato dissodando il terreno.
Mi ricordai di quella vecchia storia quando in tv sentii parlare per la prima volta dell’omicidio di Kitty Genovese. Un caso, quest’ultimo, entrato negli annali della criminologia come esempio di impassibilità dei testimoni di fronte ad un crimine violento.
Pochi disturbi psichiatrici hanno avuto nella letteratura gialla lo stesso successo del disturbo dissociativo dell’identità, anche conosciuto come disturbo di personalità multipla.